sabato 2 maggio 2020

STEP #12 - Parte II - Il torcitoio da seta in Italia

La seta è una fibra naturale, prodotta dal baco per formare il bozzolo. La seta non veniva filata, essendo la bava prodotta dal baco da seta già un filo. Il dipanamento del bozzolo si chiama trattura, e per questa operazione occorrevano una bacinella e un aspo. Dalla bacinella che conteneva i bozzoli a bagno nell'acqua calda, una lavorante formava con una decina di capi un unico filo che un'altra avvolgeva su un aspo formando una matassa. Progressivamente la trattura si concentrò in grandi filande dove decine di operaie eseguivano il lavoro con macchine sempre più perfezionate.
Prima della tessitura i filati subivano un'ulteriore lavorazione; uno o più fili venivano irrobustiti e compattati, attraverso ripetute torsioni. Questa operazione, detta torcitura, si faceva tradizionalmente a mano o con l'aiuto di piccoli strumenti domestici come il fuso.

Nel medioevo ha una grande diffusione la seta con la quale è possibile creare dei tessuti di alta qualità. Se il 1146, con l’apertura di setifici a Palermo, Reggio Calabria, Catanzaro e Messina, segnò l’inizio della grande arte serica italiana, il 1272 vide aperta a Bologna, dal lucchese Francesco Borghesano, la prima torcitura.

Il torcitoio circolare, risalente al 1487, appassionò Leonardo da Vinci a cui dedicò tantissimi suoi disegni per studiarne i movimenti con variazioni incredibili. (vedere step 12 - Parte IV)

Torcitoio circolare
Si trattava di una macchina mossa a braccia, che permetteva di svolgere e torcere  contemporaneamente i fili di centinaia di rocchetti.
Si tratta di una macchina apparentemente molto complessa, ma che in realtà sembra tale perché densa e ripetitiva. Ha circa due metri di diametro ed è alta poco di più. I suoi elementi operativi sono ripetuti parecchie decine di volte, consentendo di torcere in modo regolare 80-150 fili contemporaneamente. Un uomo motore collocato all'interno, la muove mentre un operatore all'esterno provvede alle varie esigenze della torcitura.
Si tratta di una delle macchine più interessanti del Medioevo, certamente la più produttiva.
Un torcitoio da 100 fusi richiede infatti due operai contro i cento di prima, ed il tempo per torcere un rocchetto è cento volte minore di quello che si impiegherebbe a torcerlo a mano (a parità di torsione).

Al prototipo lucchese i bolognesi applicarono , grazie al sistema idrico presente in città, la ruota idraulica e in tal modo filatoi di piccole dimensioni collocati in una stanza si trasformarono in mulini da seta disposti su tre o quattro piani di edifici nei quali si affollavano decine di operai. Ma di questo parleremo nel prossimo post.


Bibliografia e fonti:

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