martedì 9 giugno 2020

STEP #25 - La sintesi finale

Con quest’ultimo post ripercorriamo i post pubblicati per condurre un’analisi del verbo/azione “Torcere”.
I primi post sono stati dedicati all’analisi del termine: secondo la ricerca etimologica risulta di origine latina e può assumere vari significati, sia in termini concreti, sia in senso figurato. Anche l’uso proverbiale del detto “dare del filo da torcere” esprime un ulteriore concetto, ossia quello di una difficoltà da gestire, utilizzato ancora oggi nel linguaggio comune. Abbiamo poi ricercato la traduzione del vocabolo in alcune delle principali lingue straniere.
La ricerca del verbo “torcere” nel mondo mitologico, ci ha permesso di raccontare del mito delle tre Moire, e del loro potere di determinare la sorte degli uomini.
Proseguendo, abbiamo ricercato il verbo "torcere" in letteratura, con citazioni tratte da Verga, Pirandello e Leopardi e in poesia, con vari significati figurati, che trasmettono particolari stati d’animo quali fastidio, tormento e manipolazione.
Il senso di un termine può venire trasmesso anche attraverso un’immagine, pertanto alcuni post propongono fotografie, produzioni cinematografiche, locandine pubblicitarie storiche e opere pittoriche che ci offrono differenti chiavi di lettura del verbo “torcere”. 
Un post è stato dedicato al discobolo, che rappresenta la torsione del corpo umano, intesa come movimento di rotazione del corpo o parte di esso intorno al suo asse longitudinale. 
Il termine “torsione” assume uno specifico significato medico legato ad una patologia particolare collegata al Covid 19.

Una parte consistente del blog propone un excursus temporale dell’evoluzione tecnologica avvenuta nel settore della produzione tessile, poiché la torcitura è una fase fondamentale della filatura.
Partendo dal periodo neolitico, con i primi rudimentali arnesi per la filatura, abbiamo visto come quest’ultima rappresentava un’attività importante per le civiltà antiche. Dall’utilizzo delle sole mani, solitamente femminili, si passa ai primi strumenti, come l’arcolaio. 
Giunti al Medioevo, abbiamo dedicato un post al torcitoio da seta in Italia e un altro al torcitoio circolare che tanto appassionò Leonardo da Vinci, dapprima mosso dalla forza dell’uomo e successivamente dall'energia idraulica.
Con la Rivoluzione industriale assistiamo a numerose innovazioni tecniche e a nuovi brevetti, frutto spesso dell’ingegno e dell’intuito di singoli uomini, che portano la filatura da un ambito familiare ad un contesto industriale. 
Il XVIII secolo ha visto l’introduzione della spola volante, della spinning Jenny ideata da James Hargreaves, e della mule Jenny di Samuel Crompton. Giungiamo quindi al secolo successivo con il filatoio meccanico azionato dal motore a vapore, che favorisce lo sviluppo delle produzioni di filati che diventano più efficienti e veloci, ma peggiorano le condizioni lavorative della manodopera.
Il processo di innovazione continua e nel Novecento vengono introdotti numerosi perfezionamenti come la filatura ad anello ed il sistema open end.

Due post riguardano brevetti registrati, il primo del 1838 relativo al miglioramento della spinning mule e il secondo sulla vicenda di spionaggio industriale di Thomas Lombe.
L’approfondimento interdisciplinare ci ha aiutato a redigere un abecedario del verbo/azione, prima di presentare un post di cronaca  sul recupero di un torcitoio storico, e un focus sul momento torcente, concetto fondamentale nella fisica.
La torcitura può riguardare molti tipi di fibre, come ad esempio la seta.
Con un volo di fantasia abbiamo immaginato un torcitoio azionato dal moto perpetuo, promosso con un volantino
La mappa concettuale del post precedente ci ha guidato nell'individuare i termini connessi al verbo/azione in oggetto.
Con questa sintesi si conclude il blog, ma non certo l’interesse nei confronti della storia della grandi invenzioni e l’evoluzione della tecnica.
Ringrazio tutti coloro che hanno letto, consultato e trovato interessanti queste pagine.

STEP #24 - Mappa concettuale



sabato 6 giugno 2020

STEP #22 - Torcitoio a moto perpetuo

Modello per lo studio del
 moto perpetuo progettato
da Leonardo da Vinci
 
Innumerevoli sono state le innovazioni introdotte dalla rivoluzione industriale, tappa principale dello sviluppo dell’industria legata alla produzione di fibre e filati, ai giorni d’oggi, quando le nuove tecnologie digitali e l’industria 4.0 spingono le aziende produttrici di filati e di macchinari per il settore ad agire sempre più rapidamente per cogliere le opportunità e le esigenze di mercati che cambiano altrettanto velocemente.

Provando ad immaginare un’invenzione futura (e improbabile) legata al nostro verbo/azione andiamo a concentrarci sull'energia che aziona i macchinari per filatura, passata dal carbone, all'acqua, al vapore…e ora immaginiamo che ci sia la possibilità di sfruttare il moto perpetuo a garantire la continuità del processo di lavorazione.

Il moto perpetuo in fisica è un moto che, in contraddizione con i principi della termodinamica, è in grado di produrre in uscita un'energia maggiore di quella che consuma, compiendo un moto costante per un tempo infinito.  Lo stesso Leonardo da Vinci si dedicò alla ricerca di un meccanismo che potesse compiere un moto perpetuo, senza riuscirci.
Attualmente non è ancora stato scoperto un modo per ottenere un moto perpetuo, poiché, oltre ad andare in contraddizione con le leggi della termodinamica, sarebbe necessario ridurre le forze resistenti (come l'attrito) in modo da operare in un sistema ideale privo di vincoli che potrebbero opporsi al moto producendone una variazione.

Immaginiamo ora di disporre di un congegno in grado di produrre un moto perpetuo e di poterlo applicare ad un torcitoio. Tale applicazione consentirebbe di sostenere una produzione a ciclo continuo e soprattutto di utilizzare energia pulita, salvaguardando così l'ambiente. Inoltre sarebbe molto più semplice l'istallazione di impianti produttivi in paesi disagiati in cui non si dispone di una fonte di energia adeguata.

venerdì 5 giugno 2020

STEP #21 - Parte II - I fratelli Lombe

Rilievo John Lombe sull'Exter Bridge a Derby
Parlando di tutela della proprietà industriale citiamo anche John Lombe (Norwich, 1693 – 1739) un imprenditore inglese che si arricchì grazie al primo mulino per la torsione della seta.
Il mulino fu costruito in un'isola sul fiume Derwent presso Derby (Inghilterra) dopo che John Lombe aveva visitato il Piemonte nel 1717 ed era tornato in Inghilterra con i dettagli delle macchine locali per la lavorazione della seta, il filatoio ed il torcitoio. 
Secondo la leggenda, egli fu assunto presso una filanda italiana e rubò di notte, a lume di candela, disegni e progetti dei macchinari.
Lui e il fratellastro Thomas Lombe, incaricarono George Sorocold di costruire un mulino secondo il progetto “italiano”. Per questo è considerato un vero caso di spionaggio industriale. Il re di Sardegna rispose duramente a tutto questo, interrompendo le esportazioni di seta grezza e si ipotizza possa essere stato coinvolto nella misteriosa morte di John Lombe sei anni dopo, nel 1722.

Nel 1718, Thomas Lombe fu in grado di ottenere un brevetto (n. 422), che dichiarava essere per:
«Tre tipi di motori mai fabbricati o utilizzati in questo nostro Regno di Gran Bretagna, uno per avvolgere la migliore seta grezza, un altro per filare e l'altro per torcere la più bella seta italiana grezza in organzina di grande perfezione come non è mai stato fatto prima in questo il nostro regno, per cui molte migliaia di famiglie dei nostri sudditi possono essere costantemente impiegate in Gran Bretagna.»

Il brevetto fu concesso per quattordici anni. È noto da fonti scritte che si trattava di un edificio di cinque piani a pianta rettangolare. Era costruito con mattoni, in opera fiamminga, di 33.5 metri di lunghezza e 12 metri di larghezza e sorgeva su una serie di archi in pietra che permetteva alle acque del fiume Derwent di scorrere. Il mulino era alto 17 metri, sormontato da un tetto poco spiovente. Le macchine per torcere erano nei primi due piani, quelle per filare dal terzo in su e tutte erano alimentate dalla ruota idraulica sottostante, che aveva sette metri di diametro e due di larghezza. Il suo asse entrava nel mulino attraverso un foro al primo piano e proseguiva lungo un pozzo verticale di circa mezzo metro quadrato. Questo muoveva un asse orizzontale esteso per la lunghezza del mulino ed il torcitoio ed il filatoio ricevevano potenza da questo albero. L'asta verticale proseguiva oltre il secondo piano tramite un perno in ferro su un ulteriore albero verticale che raggiunge la cima del terzo piano per guidare le macchine di avvolgimento. Il mulino doveva essere riscaldato per potere lavorare la seta, come è spiegato nel brevetto del 1718: si riporta che nel 1732 Lombe utilizzava un motore a vapore
per pompare aria calda intorno al mulino. La colonna delle scale era alta 19,5 metri, ma il suo disegno non è noto e non ci sono informazioni su come le balle fossero issate da un piano all'altro.

Bibliografia e fonti:

STEP #21 - Parte I - Il brevetto di James Smith

Il brevetto, in diritto, è un titolo giuridico in forza del quale al titolare viene conferito un diritto esclusivo di sfruttamento dell'invenzione, in un territorio e per un periodo ben determinato, e che consente di impedire ad altri di produrre, vendere o utilizzare l'invenzione senza autorizzazione.

Riportiamo di seguito l'immagine del brevetto depositato da James Smith della contea di Perth (Scozia) il 27 Giugno 1838 riguardante ad alcuni miglioramenti apportati alla spinning mule per la filatura del cotone e di altre fibre.

Per consultare il documento completo clicca qui

Brevetto N° US808A

mercoledì 3 giugno 2020

STEP #20 - La seta

La seta si ottiene dal filamento di bava del baco della specie Bombyx Mori che è composto per l’80% da una sostanza proteica chiamata fibroina e per il 20% da una sostanza gommosa detta sericina. I bachi, muovendo la testa attorno al loro corpo, lavorano la bava per fare un involucro, detto bozzolo, che lo ripara durante la metamorfosi in farfalla; si tratta di un unico filo continuo, lungo da poche centinaia di metri fino a tre chilometri, avvolto in 20-30 strati. 

Baco da seta
L’allevamento del baco da seta (bachicoltura) avviene in due fasi in appositi stabilimenti; dopo l’incubazione delle uova, i bacolini vengono posti sopra graticci sostenuti da impalcature e vengono nutriti con foglie di gelso. Al termine della vita larvale il baco sale su appositi supporti di fascine dove forma il bozzolo che viene raccolto dopo circa una settimana. 

Il bozzolo viene lavorato quando il bruco si è trasformato in crisalide e non più tardi, altrimenti nell’ultima mutazione, cioè in farfalla, il filamento verrebbe mangiato, da quest’ultima.  dopodiché il bozzolo subisce una serie di lavorazioni, atte a separare la parte gommosa che funziona da collante dalla parte che poi verrà utilizzata per ottenere la fibra di seta. Una parte dei bozzoli invece potrà portare a termine la metamorfosi a fini riproduttivi.

Fasi di lavorazione: dal bozzolo al rocchetto

Bollitura
: si fanno bollire i bozzoli per uccidere il baco;
Cernita e Crivellatura: separazione dei bozzoli in categorie omogenee in funzione di qualità grana e colore;
Fase di lavorazione
Trattura: La trattura è la fase in cui si dipana il filo dal bozzolo che viene immerso in acqua calda per ammorbidirlo. Si cercano poi i capifila, se ne fa un mazzetto e si inizia quindi a tirare (da qui il termine trattura). Il filo così ottenuto, reso compatto dal reindurimento della sericina, viene avvolto su di un aspo per formare le matasse di seta greggia e messe ad asciugare. Una volta che i fili delle matasse  sono ben asciutti saranno avvolti in rocchetti destinati al torcitoio;
Sgommatura: fase iniziale della trattura nella quale viene rimossa, in parte o del tutto, la sericina che copre le bave;
Stribbiatura: processo di lavorazione dei filati, che ne elimina i difetti più evidenti, spec. le pelosità;
Torcitura: operazione, eseguita con macchina torcitrice, intesa a dare al filo di seta greggia una prima torsione seguita, per il filato destinato all’ordito, da una seconda torsione;
Aspatura: operazione eseguita al termine della filatura per trasportare il filato dalle spole alle matasse. L'aspatura è necessaria per la tintura del filato;
                   
Tipi di fibra di seta
Elencando i tipi di fibra di seta ottenuti ad ogni grado di lavorazione e di eliminazione della parte gommosa, si ottiene in ordine crescente di pregio e qualità:
- la fibra di seta denominata tratta o greggia
- la fibra di seta cruda 
- la fibra di seta mezza cotta o raddolcita
- la fibra di seta senza parte gommosa

Le fibre di seta durante la lavorazione hanno notevoli scarti, che andranno a formare, insieme ai bozzoli scartati per le loro scarse qualità, il cascame, utilizzato per la produzione di altri filati.

Il filato
Tipi di filato
Dalla fibra della seta si possono ottenere tre filati: 
– Il ritorto per trama, eseguito con più filamenti ma con una torsione più leggera quindi meno tenace e resistente.
– Il “crèpe”, realizzato con due fili di seta, non ritorti su se stessi, ma fortemente ritorti tra loro utilizzando anche del vapore acqueo. Produce un tessuto di tipo ondulato con una caratteristica crespatura;
–  L’organzino, ottenuto con due filamenti di seta, prima ritorti su se stessi in un senso, per aumentarne la resistenza, poi assieme nel senso opposto. Questo tipo di filato, essendo molto resistente, viene utilizzato per l’ordito.

Con i cascami della seta si ottengono questi filati:
– schappe, termine francese che sta ad indicare un filato pettinato;
– shantung, proveniente dalla Cina con una superficie ruvida, con nodi, molto irregolare dovuta dalle diverse caratteristiche delle bave utilizzate;
– bourette, termine francese che sta ad indicare un filato cardato con superficie irregolare, rustica.

Caratteristiche della seta
La seta è una fibra leggera, morbida, elegante, sottile, elastica e resistente allo strappo. Tra tutte, la lucentezza è la qualità più apprezzata di questa nobile e preziosa fibra naturale; la luminosità è tanto maggiore quanto più è pulita la superficie del filo e quanto più è rotonda la sua sezione. È fresca in estate e calda in inverno e può assorbire l’umidità fino a quasi un terzo del suo peso. 
La seta, viene usata per la produzione di abbigliamento, come cravatte, camicie, foulard e biancheria; è usata anche nell'arredamento, dove si fanno tende e tappezzerie; 

Bibliografia e fonti: